Come cancellare e rimuovere un tatuaggio appena fatto
Un tatuaggio non è sempre frutto di un’intenzione ragionata: per questo può succedere che, a un certo punto, si decida di rimuoverlo. Ma quanto può costare, in termini economici e non, pentirsi di aver fatto un tatuaggio?
A questa domanda non può essere data una risposta univoca, perché come in ogni circostanza che interessa corpo e mente insieme, molto dipende dalle sensazioni individuali, oltre che da condizioni oggettive.
Esistono, però, alcuni parametri di valutazione dell’intervento che possono essere tenuti in considerazione, il primo dei quali è un’accurata informazione sui metodi usati per la rimozione, sull’operatore che la esegue e sulle conseguenze che produce.
Per sapere come cancellare e rimuovere un tatuaggio appena fatto, quindi, bisogna… interrogarsi e interrogare, facendo un percorso esattamente inverso a quello effettuato quando si è deciso di realizzarlo.
Cancellare un tatuaggio: tutte le tecniche utilizzate
Anche se la pratica dei tatuaggi si perde nella notte dei tempi, il tatuaggio così come conosciuto in epoca moderna, è sostanzialmente “figlio” della Body Art, la corrente artistica che si è diffusa negli anni 70 del Novecento e che ha fatto numerosi, entusiasti proseliti.
Il problema dei tatuaggi è che possono essere realizzati sull’onda emotiva di un particolare momento della vita che, però, può non durare per sempre. Ed è in quel momento di crisi che nasce l’esigenza di cancellarlo.
Un tatuaggio può essere schiarito per realizzare una “cover up”, un disegno diverso sulla stessa zona di pelle, oppure essere eliminato totalmente.
Le tecniche utilizzate finora per la rimozione definitiva sono davvero numerose: dalla dermoabrasione alla salabrasione, alla chirurgia, all’elettrodermografo, alle creme, al peeling chimico e al trattamento con il laser.
Molte di esse, però, hanno effetti collaterali importanti e danneggiano l’epidermide, provocando cicatrici e discromie; in più, non sempre garantiscono l’effettiva cancellazione del tatuaggio.
Modalità e tempi di rimozione di un tatuaggio
Il metodo più efficace per rimuovere un tatuaggio, qualunque sia il motivo alla base di questa decisione, è il trattamento con laser a picosecondi, che scompone in piccolissime parti i pigmenti colorati presenti sulla pelle.
Molto utilizzato anche il laser ‘Q-switched’, uno strumento depigmentante selettivo, che non intacca la pelle circostante al disegno e che, quindi, ha un’azione particolarmente delicata.
L’effetto che il laser produce sulla pelle è di frantumazione dei pigmenti colorati, che vengono in seguito smaltiti dal sistema linfatico dell’organismo.
Determinanti per l’esito positivo della rimozione sono i colori dei pigmenti. Per quanto possa sembrare strano, rispetto a quelli chiari, i pigmenti scuri sono più facili da rimuovere e con meno sedute, variabili all’interno di un range che va da 5 a 10, con intervalli di 30 giorni tra un intervento e l’altro e un costo medio di 80 euro a sessione.
Ogni seduta può durare pochi secondi, fino a un massimo di 10 minuti. Alla fine di ogni trattamento la pelle può riportare arrossamenti e piccole bolle che, però, si risolvono nel giro di pochi giorni, con l’applicazione di creme specifiche.
Il laser non è più doloroso di altre tecniche, ma bisogna sempre considerare che la soglia di sofferenza varia da persona a persona. In linea di massima, l’intervento di rimozione col laser provoca lo stesso fastidio dell’ago con cui il tatuaggio è stato realizzato… Anche se qualcuno sostiene esattamente il contrario!
Effetti dell’intervento di cancellazione di un tatuaggio
Per capire il reale vantaggio offerto dalla rimozione tramite laser bisogna ricordare che il tatuaggio interessa lo strato medio dell’epidermide, mentre quello superficiale non viene toccato. Di conseguenza, eliminando i pigmenti direttamente dove si trovano, il rischio di cicatrici o di alterazione della pelle viene minimizzato e aumentano le probabilità di successo dell’intervento di cancellazione.
Qualunque sia il metodo scelto per rimuovere un tatuaggio, meglio evitare il trattamento nella stagione calda, anche perché è indispensabile, dopo ogni seduta, non esporsi al sole per almeno un mese. Allo stesso modo è necessario evitare di frequentare piscine, saune e, in generale, tutti gli ambienti umidi e caldi.
Eventuali effetti collaterali (come la formazione di gonfiori e piccole croste sulla zona di pelle trattata o una sensazione di bruciore localizzata), possono essere affrontati e minimizzati applicando un gel lenitivo e idratante o, nei casi in cui si renda necessaria un’azione anti-infiammatoria, una crema a base di cortisone.
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